(Di UGLA STEFANÍA KRISTJÖNUDÓTTIR JÓNSDÓTTIR)
Questa settimana una legge importantissima è stata varata dal parlamento islandese. Questa legge rende più semplice per le persone trans effettuare il cambio di nome e genere sui certificati di nascita, e trasforma completamente come possono accedere ai servizi sanitari. L’attivista Ugla Stefanía scrive riguardo alla nuova legge e cosa significa.
Una fredda mattina di primavera, più di quattro anni fa, io ed un altro attivista ci siamo seduti in un bar locale ed abbiamo preso un caffè ed una ciambella. Ci eravamo dati appuntamento per discutere di una risoluzione che avevamo ricevuto riguardo al riconoscimento del “terzo genere”.
A seguito di ciò, abbiamo stabilito un gruppo informale di attivisti che appartenevano alla base in Islanda, che alla fine ha portato alla creazione di un gruppo più formale che ha avuto assistenza dal Left Green Party, capeggiato dalla deputata Svandís Svavarsdóttir. Quando avevamo cominciato questo processo non avevamo idea di cosa avrebbe significato per noi, ed il processo in sé è stato una lunga corsa sulle montagne russe.
Il gruppo era formato sia da persone LGBTI che da alleati. Volevamo essere ambiziosi e suggerire cambiamenti che avrebbero portato a dei miglioramenti significativi e tangibili alle vite delle persone trans ed intersex. Tenendo questo a mente, abbiamo organizzato incontri con tutte le parti interessate, e con esperti ed organizzazioni che sarebbero state influenzate in qualche modo. Tra questi vi erano persone di vari istituti governativi, professionisti nel campo della sanità, ed organizzazioni che si occupano di diritti umani ed uguaglianza.
La parte forse più incoraggiante di questo processo è stata la volontà da parte di tutti di fare la differenza, e la dedizione nel cercare di rendere l’Islanda un posto migliore per le persone trans e intersex. Prima di questa legge ce n’era un’altra sui diritti delle persone trans, che era entrata in vigore nel 2012. Tuttavia era ormai piuttosto datata e l’accesso alla riassegnazione chirurgica e alla rettifica dei documenti era basato su restrittive procedure di gatekeeping e diagnosi mediche.
La nuova legge ha completamente trasformato il modo in cui le persone possono accedere ai servizi sanitari e al riconoscimento legale del proprio genere. Adesso le persone trans maggiorenni possono cambiare il loro nome e genere all’anagrafe semplicemente firmando una dichiarazione legale al Registro Nazionale. Anche le persone minorenni possono fare lo stesso, ma solo previo il permesso dei genitori. Se la famiglia non approva, i minori possono chiedere che questo cambiamento venga effettuato per mezzo di un comitato specializzato. La legge permette anche di avere un’opzione per il terzo genere su tutti i documenti di identità, segnata con la lettera “x”. Questa è un’enorme vittoria in termini del riconoscimento legale delle persone non binarie.
La legge permetterà anche alle persone trans di accedere ai servizi sanitari usando il modello del consenso informato. Non sarà più richiesto di dimostrare la loro identità di genere a dei professionisti sanitari, né di ricevere una diagnosi di disturbo mentale, in linea con l’ICD-11 che è stato pubblicato di recente [nota della traduttrice: International Classification of Diseases, undicesima versione, pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità a giugno del 2018]. Questo è un enorme miglioramento per le persone trans e significa che avranno molta più libertà di decidere quali procedure sanitarie effettuare. Per la prima volta è stata anche regolamentata formalmente l’assistenza sanitaria per i minori transgender, favorendo l’accesso ai trattamenti di cui hanno bisogno, che siano sociali o nella forma di bloccanti della pubertà.
Tuttavia, uno dei compromessi più grossi a cui si è giunti durante l’iter parlamentare di questa legge, è che non sono stati vietati gli interventi chirurgici non necessari e irreversibili su neonat* intersex, anche se verrà nominato un comitato che discuterà più in dettaglio questa cosa. Ovviamente è stata una delusione per tutte le persone coinvolte, anche se c’è ancora la possibilità di farcela attraverso questo comitato. L’Islanda ha ancora la possibilità di essere uno dei paesi leader mondiali, nei diritti LGBTI, a condizione che questa proibizione diventi effettivamente legge.
La legge ha goduto di un ampio supporto da parte di quasi tutti i membri del parlamento, e nessun deputato ha votato contro. Ha avuto il sostegno di tutte le parti interessate, e tutte le domande ed i dubbi sono stati risolti tramite incontri costruttivi e discussioni sull’argomento, il che ha portato ad un processo legislativo inclusivo e passi significativi nell’assicurare che i diritti delle persone trans ed intersex vengano rispettati.
Anche se questa legge è di sicuro un passo enorme, soprattutto per le persone trans in Islanda, rimane la questione che le persone intersex hanno ancora bisogno di protezioni importanti per assicurare la loro integrità fisica. Quindi, se da un lato celebriamo l’enorme progresso che abbiamo fatto con questa legge, riconosciamo che dobbiamo continuare a lottare. Come comunità non ci possiamo fermare fino a quando tutt* avremo pari diritti e le protezioni necessarie saranno ufficializzate.
La lotta, quindi, non è affatto finita, visto che nessun* di noi è liber* fino a quando qualcun altr* è prigionier*. L’eguaglianza ed equità non saranno mai raggiunte fino a quando non saremo tutt* liber*.
UGLA STEFANÍA KRISTJÖNUDÓTTIR JÓNSDÓTTIR
Ugla Stefanía è un* attivist* non binary. Collabora e ha fondato My Genderation. È portavoce dei diritti trans in Islanda e da oltre un decennio non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. Quando Ugla non è impegnat* nell’esprimere le sue emozioni tramite vulnerabilità radicale, nello scrivere riguardo alle questioni trans, o nel ricevere insulti da Piers Morgan in diretta TV, preferisce sedersi comod*, bere vino, e guardare reality trash in TV.