A Verona un’équipe per la salute delle persone transgender

Azienda ospedaliera e Sat-Pink rinnovano la convenzione per l’assistenza endocrinologica

Un accesso sicuro al trattamento ormonale, ma soprattutto la sicurezza di ricevere supporto medico da un’équipe specificamente formata e informata. Questo il valore, per tante persone transgender veronesi e non solo, del rinnovo della convenzione tra l’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona e il Sat-Pink (Servizio accoglienza trans).

Si tratta del primo rinnovo di una convenzione triennale stipulata per la prima volta nel 2019, che ha reso Verona un polo sanitario di riferimento per le persone transgender che si sottopongono a un trattamento ormonale sostitutivo. Trattamento che ha bisogno di essere prescritto da personale medico con una preparazione specifica sul tema, non ancora diffusa in modo generalizzato all’interno delle professioni sanitarie.

Per questo la stretta collaborazione tra l’associazione e l’Azienda ospedaliera è particolarmente importante. «In questo modo riusciamo a offrire un’assistenza completa, con la sicurezza di mettere le persone che si rivolgono a noi in buone mani», spiega Ilaria Ruzza, presidente del Sat-Pink di Verona. «Quello con l’Azienda ospedaliera è un rapporto di fiducia reciproca, e anche loro riconoscono in noi un interlocutore serio e affidabile».

«È una collaborazione estremamente importante», conferma Roberto Castello, direttore di Medicina generale dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona. «La convenzione prevede la presa in carico di tutte le persone che decidono in intraprendere un percorso di affermazione di genere. Negli ultimi anni, inoltre, è stato possibile coinvolgere le strutture della senologia, con la dottoressa Francesca Pellini, e della ginecologia, con il dottor Valentino Bergamini, per seguire in modo mirato anche le persone che desiderano sottoporsi a interventi di isterectomia, ovariectomia e mastectomia».

Si tratta di una novità introdotta con l’ultimo rinnovo, che permetterà alle persone transgender “afab” (di sesso assegnato alla nascita femminile) di operarsi in un centro specializzato. «Per questo genere di interventi, soprattutto di mastectomia, molte persone dovevano rivolgersi a ospedali anche molto lontani», aggiunge Ruzza. «Voglio ringraziare il dottor Castello per aver preso a cuore la questione. Continuiamo a lavorare insieme per rendere i servizi di assistenza della città sicuri e accoglienti».

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